10 Sep

“Fare, disfare, rifare” in Louise Bourgeois

Louise Bourgeois

Louise Bourgeois (Parigi, 1911 – New York, 2010)

FARE è uno stato attivo. È un’affermazione positiva. Ho il pieno controllo e procedo verso uno scopo o una speranza o un desiderio. Non c’è paura. Nei termini di una relazione, va tutto bene, tutto è tranquillo. Sono la buona madre. Sono generosa e premurosa – sono colei che dà, colei che provvede. È il «Ti Amo», qualunque cosa accada.

DISFARE è sfasciare. Il tormento che le cose non siano a posto, e l’angoscia di non sapere che fare. Nel tentativo di trovare una risposta, può aversi una distruzione totale, oppure una terribile violenza, digradante in depressione. Si resta immobili di fronte al montare della paura. È la vista dal fondo del pozzo. Nei termini di una relazione con gli altri, v’è rifiuto totale e distruzione. È il ritorno del rimosso. Getto via le cose, le rompo, i rapporti sono spezzati. Sono la cattiva madre. È la sparizione dell’oggetto amato. La colpa spinge a una profonda disperazione e alla passività. Ci si ritira nella propria tana per elaborare una strategia, riprendersi, riorganizzarsi.

RIFARE significa che è stata trovata una soluzione al problema. Può non essere la risposta definitiva, ma c’è un tentativo di andare avanti. Ci vedi più chiaro. Sei di nuovo attivo. Hai ritrovato fiducia. Nei rapporti con gli altri, riparazione e riconciliazione sono state raggiunte. Le cose sono tornate alla loro normalità. C’è di nuovo speranza e amore.

LOUISE BOURGEOIS


Prendo in prestito queste parole “magiche” e affascinanti da una scultrice contemporanea ormai scomparsa qualche anno fa, che ha dato un contributo forte ed importante non solo all’arte contemporanea ma anche alla psicoanalisi nonché a chi desidera guardare le cose e gli eventi al di là del loro significato manifesto.
Utilizzando quelle che per Freud sono le libere associazioni, condivido un pensiero riguardo a questo piccolo trafiletto della Bourgeois: l’analisi, la psicoterapia (così come il ciclo della vita) attraversano queste fasi?
Non si può pensare che l’aiuto terapeutico ad un individuo passi da un momento di euforia o come diceva Freud “la luna di miele” ad un momento in cui è necessario decostruire (meccanismi, ricordi che portano in sé energie psichiche complesse…) per poter -attraverso la consapevolezza- ricostruire con parole, meccanismi ed emozioni nuove?
Non oso fornire risposte immediate, pongo alla riflessione di ciascuno interrogativi che servono solo ad ampliare la possibilità del PENSARE.

A breve una riflessione più approfondita su questa figura così interessante e perturbante che ha mostrato con le Sue sculture un eterno desiderio di elaborare un rimosso che inondava la Sua vita.