21 Apr

L’adolescenza come passaggio di valico per figli e genitori

preadeolescenza-adolescenza

Zavattini G.C., Selvaggi G. (2015). “L’adolescenza come passaggio di valico per figli e genitori.” In G. Crocetti, S. Tavella, “Paternitas sine suffragio. Preadolescenza e adolescenza. Il padre nella teoria psicodinamica. Contributi teorici e pratica clinica.” IF Press edizioni libri.
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Il presente volume si colloca in stretta continuità con il precedente, dedicato all’infanzia. In esso sono collocati contributi che, nel loro insieme, danno il quadro di riferimento teorico e le prospettive di ordine clinico relativamente alla prima fase della vita. I contributi raccolti in questo volume sono dedicati alla pratica clinica con il preadolescente e con l’adolescente. Si tratta quindi dello sviluppo di quanto puntualizzato nel precedente volume; e questo allo scopo di offrire un panorama il più possibile completo delle problematiche e insieme degli interventi che interpellano la professionalità dello psicologo e del terapeuta. Interventi di tipo teorico si sviluppano e si integrano in quelli specificamente di matrice clinica. Il tutto si completa con due ulteriori approfondimenti circa la relazione di aiuto e il significato psicologico del bacio accolto e vissuto come messaggio di tenerezza in ogni tipo di relazione. Di fronte alle sfide odierne lo psicoterapeuta si trova forse solo all’inizio. Siamo all’alfabeto clinico balbettato da professionisti attenti e competenti. Un discorso che sia esaustivo sull’adolescenza e i suoi travagli è ancora lontano, e tuttavia è in progress. Mancano ad esempio riflessioni scientifiche sulla relazione soggettuale nella pratica terapeutica con l’adolescente. Manca un’analisi attenta sul tempo adolescenziale e sullo spazio fisico e mentale dell’adolescente con tutte le implicazioni attuali e profonde, sane e patologiche proprie della relazione con il mondo virtuale. Manca la individuazione dei codici adolescenziali che si impiantano sui ruoli genitoriali e non solo sulle funzioni materne e paterne. Queste le odierne sfide. Altre ancora emergeranno. L’adolescenza è di per sé sfida. Una sfida senza tempo, non codificata dagli assiomi culturali storicizzati dalla quotidianità esperienziale attuale.
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Schema del libro sul sito di IBS

10 Sep

“Fare, disfare, rifare” in Louise Bourgeois

Louise Bourgeois

Louise Bourgeois (Parigi, 1911 – New York, 2010)

FARE è uno stato attivo. È un’affermazione positiva. Ho il pieno controllo e procedo verso uno scopo o una speranza o un desiderio. Non c’è paura. Nei termini di una relazione, va tutto bene, tutto è tranquillo. Sono la buona madre. Sono generosa e premurosa – sono colei che dà, colei che provvede. È il «Ti Amo», qualunque cosa accada.

DISFARE è sfasciare. Il tormento che le cose non siano a posto, e l’angoscia di non sapere che fare. Nel tentativo di trovare una risposta, può aversi una distruzione totale, oppure una terribile violenza, digradante in depressione. Si resta immobili di fronte al montare della paura. È la vista dal fondo del pozzo. Nei termini di una relazione con gli altri, v’è rifiuto totale e distruzione. È il ritorno del rimosso. Getto via le cose, le rompo, i rapporti sono spezzati. Sono la cattiva madre. È la sparizione dell’oggetto amato. La colpa spinge a una profonda disperazione e alla passività. Ci si ritira nella propria tana per elaborare una strategia, riprendersi, riorganizzarsi.

RIFARE significa che è stata trovata una soluzione al problema. Può non essere la risposta definitiva, ma c’è un tentativo di andare avanti. Ci vedi più chiaro. Sei di nuovo attivo. Hai ritrovato fiducia. Nei rapporti con gli altri, riparazione e riconciliazione sono state raggiunte. Le cose sono tornate alla loro normalità. C’è di nuovo speranza e amore.

LOUISE BOURGEOIS


Prendo in prestito queste parole “magiche” e affascinanti da una scultrice contemporanea ormai scomparsa qualche anno fa, che ha dato un contributo forte ed importante non solo all’arte contemporanea ma anche alla psicoanalisi nonché a chi desidera guardare le cose e gli eventi al di là del loro significato manifesto.
Utilizzando quelle che per Freud sono le libere associazioni, condivido un pensiero riguardo a questo piccolo trafiletto della Bourgeois: l’analisi, la psicoterapia (così come il ciclo della vita) attraversano queste fasi?
Non si può pensare che l’aiuto terapeutico ad un individuo passi da un momento di euforia o come diceva Freud “la luna di miele” ad un momento in cui è necessario decostruire (meccanismi, ricordi che portano in sé energie psichiche complesse…) per poter -attraverso la consapevolezza- ricostruire con parole, meccanismi ed emozioni nuove?
Non oso fornire risposte immediate, pongo alla riflessione di ciascuno interrogativi che servono solo ad ampliare la possibilità del PENSARE.

A breve una riflessione più approfondita su questa figura così interessante e perturbante che ha mostrato con le Sue sculture un eterno desiderio di elaborare un rimosso che inondava la Sua vita.

03 Sep

Il padre non c’è?

Il padre non c'è?

Il padre non c’è?

“Diversamente dalla madre, è la storia che ci ha dato il padre, e la storia può riprenderselo” (Luigi Zoja)

Ormai interrogativo comune sta diventando l’assenza della figura paterna, non solo nei nuclei monogenitoriali (madre-figli), ma anche in quelle situazioni in cui è presente fisicamente. Queste le riflessioni di antropologi, psicoanalisti, sociologi…

Questa assenza sempre più spesso entra prepotentemente psichicamente ed emotivamente nella stanza di analisi.

Madri sempre più presenti e onniscienti, padri inconsapevoli e rapiti dal desiderio inconscio di eguagliare una donna che, oltre ad essere madre, continua a svolgere tutte le altre attività per paura di perdere l’emancipazione ottenuta… così come alcuni pazienti la definiscono.

Ma dove trovare la radice di tutto questo? Come comprendere quello che la Fraire, psicoanalista romana, ha definito l’oblio del padre?

Forse potremo fare una breve ma intensa rassegna tra le possibili risposte senza avere la pretesa di saturare il campo:

“Nel mondo contemporaneo il maschio non riesce a conciliare la proclamata parità delle donne e il suo istinto, spesso inconfessato, di associare l’idea di potere a quella di virilità. In questa competizione avrebbe bisogno di rivelarsi sempre e comunque il migliore; ma siccome i successi delle donne sono sempre più evidenti, egli risulta inferiore e la sua immaturità lo spinge a mascherare la sua debolezza con l’aggressività.” (F. M. Cataluccio, Il Foglio, 23 agosto 2014)

Così lo psicoanalista Massimo Recalcati che con il suo libro Cosa resta del padre? (2011) ha provato ad indagare il rapporto padre-figlio facendo riferimento al mito di Ulisse. Certo ci troviamo nell’epoca del tramonto irreversibile del padre, ma siamo anche nel “tempo di Telemaco”: cioè il tempo in cui i ragazzi, le nuove generazioni, guardano il mare aspettando che qualcosa del padre ritorni. Lo psicoanalista ci fa riflettere su quanto probabilmente Telemaco sia il rovesciamento, o – aggiungo io – il superamento evolutivo/psichico del complesso di Edipo. Quest’ultimo vive il padre come un rivale e si macchia dei peggiori crimini (uccide il padre per possedere sessualmente la madre), “Telemaco è il giusto erede non perché eredita un regno, ma perché ci rivela che è solo nella trasmissione della Legge del desiderio che la vita può emanciparsi dalla seduzione mortifera della ‘notte dei Proci’, cioè dal miraggio di una libertà ridotta a pura volontà di godimento”.

E poi Lo psicoanalista Gustavo Pietropolli Charmet cerca di soffermarsi sullo stato attuale delle cose e ce lo descrive così: “Negli ultimi anni il conflitto fra le generazioni si è molto placato e si è stabilito un armistizio disarmato. Il padre ha deposto le armi, il controllo sociale sui giovani li lascia piuttosto liberi di esprimersi, le pari opportunità hanno dato i loro frutti, le madri sono intente a lavorare e i figli non debbono perdere tempo a liberarsi dalla loro ansia, la scuola è alle prese con le riforme che non riesce mai a portare a buon fine, aspetta che qualcosa di nuovo succeda e nel frattempo lascia vivere i propri studenti”.

Mi viene da pensare che proprio questa situazione di anormale normalità che dovrebbe far riflettere e inquietare.

Una breve riflessione su un argomento delicato e complesso che vuole instillare in ciascuno interrogativi per guardare alla vita e al mondo con curiosità, cercando di comprendere e significare gli eventi e le situazioni che ci circondano.

Bibliografia
  • F. M. Cataluccio, “Papà s’è perduto”, Il Foglio Quotidiano, Anno XIX Numero 198 – PAG IX-, sabato 23 agosto 2014 [articolo]
  • M. Fraire, “Oblio del padre”, Rapsodia, http://www.rapsodia-net.info/?p=538, 15 dicembre 2011 [articolo]
  • M. Recalcati, Cosa resta del padre?, Raffaello Cortina Editore, 2011

27 Aug

Un ponte per la diversità

Un ponte per la diversità

Un ponte per la diversità

La scuola è per il bambino una particolare esperienza culturale, che diventa uno spazio in cui sperimentarsi, in cui saggiare le proprie competenze. Pertanto l’esperienza scolastica incide profondamente sullo sviluppo, sia nella direzione della sperimentazione di sé, sia in quella di verifica delle proprie abilità cognitive e sociali. La scuola è però uno spazio in cui il bambino spesso percepisce il “pensare” come un obbligo che può farlo sentire in pericolo, costringendolo ad attuare delle difese che possono farlo optare per un evitamento dell’attività di pensiero o di rappresentazione, o per un atteggiamento di apatia, di allontanamento, in cui vengono dimesse creatività e curiosità, sostituite da forme di imitazione e adattamento passivo. La scuola stessa deve porsi e proporsi anche da un punto di vista istituzionale come promotrice di esperienze emancipative, non solo cognitivamente, ma più in generale, socialmente e culturalmente. L’obiettivo del progetto è quello di migliorare la qualità della vita scolastica di insegnanti ed alunni. La scuola è il luogo principale in cui si sviluppano occasioni di crescita individuale e si promuovono relazioni interpersonali.
[Pubblicato su Opsonline.it, 08/06/2008]